In alcuni casi quando si digita un Iban errato è la banca a dover risarcire il cliente. La sentenza della Cassazione ora parla chiaro.
Gestire il proprio conto corrente non può che essere importante per tutti. Non solo per verificare che sia avvenuto con regolarità il versamento di stipendio e pensione, ma anche per avere la garanzia di avere assolto a tutti i pagamenti previsti. Il tempo che molti di noi hanno a disposizione, una volta conclusi gli impegni legati a lavoro e famiglia, è però davvero poco. Per questo non tutti hanno modo di recarsi personalmente in banca per effettuare le varie operazioni.
Nel caso dei vari costi fissi, tra cui ci sono quelli previsti per le bollette, tanti scelgono l’addebito diretto, così da avere la garanzia di rispettare le scadenze ed evitare ogni tipo di dimenticanza. A volte, però, può essere necessario anche provvedere al saldo di un conto non previsto. Per questo agire in autonomia può essere davvero utile. Lasciarsi prendere dal panico se ci si rende conto di avere digitato l’Iban errato può essere facile, è possibile comunque rimediare senza il rischio di perdere i soldi.
Iban errato: a volte hai diritto al risarcimento
Quando si deve effettuare un bonifico è necessario inserire non solo il nome del destinatario e una causale, ma anche il codice Iban del suo conto corrente. Questo è fatto di ben ventisette cifre, per questo sarebbe bene controllare sempre prima di dare l’ok definitivo di averle inserite tutte correttamente.
Inserire un Iban errato vista la lunghezza può accadere facilmente. Basta premere un tasto sbagliato della tastiera e il gioco è fatto. Se ci si dovesse rendere conto di essere finiti in una situazione del genere rimediare può però non essere semplice. In genere si dovrebbe prendere contatto con la persona che ha ricevuto la cifra e provare a convincerla a restituirla. Cosa che non sempre è così facile fare.
Ci sono però dei casi in cui può spettare direttamente alla banca risarcire il cliente, anche se c’è stato uno sbaglio nell’indicazione delle coordinate bancarie. Non si incorre in questo genere di situazioni solo quando si dovesse dive di aver adottato tutte le precauzioni per evitare l’errore o, in alternativa, di avere fatto il massimo per provare a recuperare i soldi finiti a un altro utente.
Ogni diatriba e dubbio a riguardo è stato chiarito dalla Cassazione, con una decisione destinata quindi a fare giurisprudenza. Emblematico è stato il caso di un istituto di credito che aveva presentato ricorso dopo essere stato condannato dai giudici a versare 40 mila euro a una società. Al cui titolare, poi fallito, era destinato un bonifico di 40 mila euro come creditore di una compagnia assicuratrice.
Secondo quanto stabilito dalla Suprema Corte, “sulla banca grava un obbligo professionale di protezione nei confronti di tutti i soggetti interessati al buon fine dell’operazione”. Gli intermediari sono quindi ritenuti responsabili se sono consapevoli dell’errore e se non hanno seguito regole determinanti per il loro lavoro, quali buona fede e diligenza.
La banca, è bene precisarlo, non ha comunque l’obbligo di controllare sempre. Perché questo potrebbe mettere a rischio efficienza e velocità della struttura. Se però chi ha effettuato l’operazione è consapevole della svista, dovrà fare il possibile per rimediare e ottenere la somma. In caso contrario potrebbe essere chiamato a risarcire il cliente per il danno commesso.